Interclub del 27 settembre 2013
Appena entrata nel Club, nove mesi fa, mi sentivo grande, interiormente a posto. “Io non ho problemi di alcol nè di dipendenze, sono qui solo per accompagnare mio cugino” mi dicevo, con una punta di orgoglio, anche. Bene. Ascoltavo, osservavo, riflettevo ma a distanza. Pensavo di essere lì per lui, perchè lui aveva bisogno di presenza, affetto, sostegno. Io non avevo problemi e difficoltà particolari. Così mi sembrava…
Giovedì dopo giovedì, i mesi scorrevano e a mano a mano che ascoltavo le altre persone del Club coglievo la loro forza nell’affrontare situazioni pesantissime: figli sofferenti per la sofferenza di padri e madri, ma presenti alle serate del Club; fratelli e amici preoccupati ma disponibili a condividere quel tratto difficile di strada;mogli disperate per le continue cadute e ricadute dei propri mariti, ma disponibili a donare, ancora, un’altra possibilità. Così, a poco a poco, la mia statura ha cominciato a diminuire, a diminuire…con una velocità per me alle volte destabilizzante. “Cosa c’è che non va?” mi chiedevo e non riuscivo a comprendere. Allora sono andata al Club cercando di ascoltare di più, ma soprattutto di ascoltarmi. E ho scoperto persone capaci di rimettere in gioco la propria vita, le proprie relazioni familiari, la propria idea di lavoro e di salute dell’anima per cambiare, fino in fondo, la propria vita, per farla crescere, ma da dentro; per renderla ricca di scambi, di sincera amicizia, di amore. Così io che mi sentivo così sicura di me e delle mie certezze, mi sono accorta che non ho quel coraggio, quell’immediatezza, quella capacità totale di vivere il qui e ora di gran parte delle persone che io consideravo fragili, “in cura”, problematiche. Mi sono ritrovata ad essere una bambina piccola, piccolissima, interiormente; balbettante nell’esprimere ciò che dice il mio cuore, barcollante sulle gambe perchè non so ancora andare incontro ad abbracciare le altre persone, spaventata da questa nuova chiarezza che si sta mostrando, alle volte non bella da guardare. Anche adesso che vi racconto questo mio sentire, non è che sono cresciuta di molto. Ma la differenza sta nel fatto che desideravo davvero imparare a camminare più certa sulle mie gambe, a parlare con più fiducia anche delle mie fragilità, ad offrire, quando non ho altro, i miei dubbi e il mio silenzioso ascoltare con il cuore. So che al Club lo posso fare e non conosco altri luoghi in cui si possa esprimere ciò che si pensa e si sente senza esser giudicati. So che condividere questo cammino è un’occasione specialissima per rivedere, ribaltare, riavviare la propria vita. Ma dal di dentro, fino in fondo: fare una rivoluzione dell’anima. Desidero ringraziare pubblicamente tutti voi, amici del Club, per la pazienza con cui avete accolto e rispettato il mio silenzio, che ora si sta pian piano sciogliendo; anche per questo ho scelto di venire qui a parlare, anzichè stare seduta, là, dall’altra parte. E desidero anche fare un augurio a tutti e a ciascuno dei presenti, dedicandovi anche qualche verso scritto da Emily Dickinson:
1176 Non conosciamo mai la nostra altezza finchè non siamo chiamati ad alzarci. E, se siamo fedeli al nostro compito, arriva al cielo la nostra statura. (…)
Tiziana
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